“Il dolore ti rovescia lo stomaco, ti toglie il respiro, riduce l’apporto di sangue al cervello; il lutto sospinge in una direzione nuova.”
J. Barnes
Il lutto è un’esperienza che ognuno di noi si trova ad affrontare molteplici volte durante la propria vita. Il lutto è una perdita. Trovo molto corretta ed esaustiva la definizione che ne da Galimberti: “il lutto è lo stato psicologico conseguente alla perdita di un oggetto significativo, che ha fatto parte integrante dell’esistenza. La perdita può essere di un oggetto esterno, come la morte di una persona, la separazione geografica, l’abbandono di un luogo, o interno, come il chiudersi di una prospettiva, la perdita della propria immagine sociale, un fallimento personale e simili.”
Nella maggior parte dei casi abbiamo tutte le risorse per affrontare e superare il lutto, ma può accadere che si incontrino delle difficoltà e che il lutto si complichi, in questi casi può succedere di far ricorso a meccanismi che si ritiene siano di aiuto, in quanto ci tutelano apparentemente dalla sofferenza, ma in realtà sono solo fughe/evitamenti dall’accettazione del fisiologico dolore e che a lungo andare portano ad un incremento della sofferenza stessa.
Il lutto è un processo caratterizzato da diverse fasi che ci porta “ad attraversare il dolore” e “lasciar andare l’oggetto perduto”, per poter nel tempo ripristinare l’equilibrio che è stato alterato a causa della perdita.
Per superare il dolore associato ad una perdita bisogna accoglierlo e accettarlo, nessun lutto può guarire senza accettazione, un lutto non accettato diventa un lutto patologico o complicato, come lo definisce il Manuale diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5, APA 2013).
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