“La compassione, l’altruismo, il buon cuore, non sono unicamente nobili sentimenti di cui trae vantaggio il nostro prossimo. Sono stati mentali, condizioni mentali di cui beneficiamo anche noi stessi.”
T. Gyatso
La compassione è un sentimento che ci permette di comprendere gli stati d’animo delle altre persone, è il desiderio che il prossimo sia libero dalla sofferenza e dalle cause della sofferenza. È una caratteristica semplice e ammirevole, ma alcune persone ne sono prive.
Tutti traggono giovamento dalla compassione anche le persone più burbere e sgredovoli.
Recenti ricerche mostrano che chi soffre di depressione può trarre giovamento imparando ad essere più compassionevole.
La York University ha selezionato 640 persone con una età media di 30 anni e le ha sottoposte ad un training online per imparare ad essere più compassionevoli verso gli altri. Oltre alle pratiche meditative tra gli esercizi che i soggetti dovevano eseguire c’erano gli acts of kidness, atti di gentilezza da praticare nelle relazioni interpersonali più intime. Alla fine della formazione i risultati hanno dimostrato che chi si era maggiormente impegnato in atti di gentilezza era meno depresso e maggiormente soddisfatto delle proprie relazioni intime rispetto all’inizio del training.
A tutti noi è capitato di conoscere persone con atteggiamenti fortemente scontrosi, questi soggetti solitamente ostili e scarsamente empatici spesso non sono in grado di cooperare in maniera positiva con il prossimo quindi possono essere rifiutati ed emarginati. Proprio per queste persone un addestramento alla compassione si è rivelato particolarmente indicato.
Una prova ulteriore che la compassione oltre a migliorare la qualità della vita favorisca la sopravvivenza viene dalle ricerche effettuate sull’uomo di Neandhertal. Questi uomini sopravvissero così a lungo (300.000 anni) proprio grazie al loro essere compassionevoli, sembra infatti che avessero una sorta di assistenza sanitaria che funzionava in maniera impeccabile. Secondo gli studiosi compassione e cura nei confronti dei malati gli avrebbero dato dei vantaggi evolutivi.
Il nostro cervello può essere addestrato alla compassione, poichè non è qualcosa di fisso e stabile, ma una sorta di muscolo che grazie alla pratica può essere incrementata e migliorata.
Cosa possiamo fare per essere più compassionevoli? ricordiamo sempre che i nostri comportamenti hanno delle conseguenze, quindo pensiamo ad esse prima di agire. Conoscete il vecchio adagio “non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te stesso”? Ricordarsi di questo detto può essere un punto di partenza. Possiamo imparare a fare atti di gentilezza verso il prossimo, possiamo praticare la meditazione (esitono pratiche specifiche che favorisconon la compassione).
Imparando ad essere compassionevoli verso il prossimo inoltre si impara ad esserlo maggiormente anche verso se stessi, quindi buona pratica a tutti…
Bibliografia:
S., Kane (2019). How Practing Compassion May Help You Fell Better. Psych Central.