La Coppia in Crisi (parte 4): Il Cambiamento

 

Un problema delle coppie in crisi è la convinzione che le cose non possano migliorare, questa rema contro il cambiamento facendo apparire inutile qualsiasi tentativo costruttivo di modificare il modo di pensare e di agire. Quando uno dei due partner inizia ad effettuare qualche cambiamento positivo ad avvantaggiarsene non è solo il rapporto, ma anche l’altro partner.

Quando si inizia a prendere in considerazione l’idea di cambiare ci si può scontrare con opinioni radicate o atteggiamenti mentali che indeboliscono la motivazione, in genere questi si trovano sotto forma di pensieri automatici (pensieri che affiorano in maniera automatica nella nostra mente), distorsioni cognitive (modi errati di leggere le informazioni) e convinzioni di base (credenze globali e generalizzanti con cui le persone leggono gli accadimenti). Dopo aver effettuato una analisi/valutazione di questi si può procedere con la loro neutralizzazione, mostrandone attraverso la disputa cognitiva (una tecnica utilizzata in terapia cognitiva) gli aspetti erronei, esagerati, illogici e fallaci. Le opinioni resistenti al cambiamento sono quelle disfattiste, quelle che si auto-giustificano, le argomentazioni basate sulla reciprocità, e lo scaricare le responsabilità.

Un ostacolo al cambiamento è spesso la propensione dei coniugi ad attribuire tutte gli accadimenti spiacevoli a tratti riprovevoli della personalità del compagno . Sarebbe più realistico pensare che alcune persone hanno abitudini e suscettibilità che le rendono vulnerabili o le portano a ferire gli altri. Quindi esprimere un problema in modo vago, o causato da un tratto della personalità del compagno rende vano qualsiasi tentativo di modificare una situazione disperata. Definire un problema in termini concreti può avviare una serie di piccoli cambiamenti che possono migliorare il rapporto.

In primis bisogna resistere alla tendenza naturale che spinge ad accettare come veri i pensieri automatici semplicemente perché sembrano giusti o ragionevoli, vanno, invece, analizzati, cercate le prove a loro sostegno, quelle contro, le spiegazioni alternative, e le inferenze più logiche.

Aron Beck uno dei padri della terapia cognitiva ha identificato 9 passi da effettuare per rendere possibile il cambiamento:

Primo passo: collegare le reazioni emotive ai propri pensieri automatici. Es: “provo tristezza”, quali sono i pensieri che collego a questa emozione? Questi pensieri potrebbero essere giusti, di fatto rimangono ipotesi e congetture.

Secondo passo: usare l’immagine per l’individuazione dei pensieri. Reazioni emotive e pensieri automatici non si hanno esclusivamente al manifestarsi di un evento interpretato come perturbante, ma anche al semplice immaginarlo.

Terzo passo: esercitarsi ad individuare i pensieri automatici. Esercitarsi sull’individuazione dei pensieri automatici avrà come ricompensa una più profonda conoscenza del lavorio della mente, renderà più padroni e meno schiavi delle emozioni, e sarà d’ausilio per affrontare in maniera maggiormente efficace le situazioni conflittuali.

Quarto passo: usare la tecnica del replay. Talvolta mentre si sta vivendo una situazione le emozioni sono molto intense e quindi si ha una certa difficoltà nell’individuare i pensieri automatici. Usando la tecnica immaginativa si può rivivere mentalmente l’evento che ha portato turbamento, e ricostruirne i pensieri automatici.

Quinto passo: verificare l’attendibilità dei pensieri automatici. Giunti a questo punto bisogna chiedersi se l’avere identificato i pensieri automatici in risposta ad un comportamento apparentemente offensivo del partner può essere utile a migliorare il rapporto di coppia. Spesso si hanno reazioni sproporzionate rispetto alla situazione effettiva.

Sesto passo: usare risposte razionali. La risposta razionale va a valutare la validità e ragionevolezza dei pensieri automatici. Trovare una risposta razionale aiuta a vedere i pensieri automatici sotto un’altra prospettiva: come reazione ed interpretazione e non più come verità assoluta.

Settimo passo: verificare le previsioni: spesso si teme che esponendo un timore al partner questo avrà sicuramente una brutta reazione “si arrabbierà, offenderà, etc.”In realtà non possiamo saperlo fino a quando non si prova ad esprimere il proprio timore.

Ottavo passo: riconfigurazione del rapporto. Quando il rapporto di coppia si deteriora , ciascun partner inizia a fare del compagno un ritratto negativo. Le attribuzioni malevole influenzano la percezione che il partner offeso ha del compagno: le azioni negative vengono ingigantite, quelle neutre considerate in una cattiva luce e perfino quelle positive possono essere interpretate come negative. La riconfigurazione fa si che si leggano in una luce differente le caratteristiche negative.

Nono passo: definire le distorsioni. È utile classificare le distorsioni cognitive, per capire la frequenza con cui si fraintende o si esagera nel giudicare il comportamento del proprio compagno. Questo lavoro serve ad acquisire una maggiore obiettività di giudizio ed è utile a correggere i malintesi che alimentano le liti della coppia.

Bibliografia:

Beck A. T. (1984). Principi di Terapia Cognitiva. Un approccio nuovo alla cura dei disturbi affettivi. Casa Editrice Astrolabio-Ubaldini Editore. Roma.

Beck A. T. (1990). L’amore non basta. Come risolvere i problemi del rapporto di coppia con la terapia cognitiva. Casa Editrice Astrolabio – Ubaldini Editore. Roma.

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