Segui il ritmo della natura: il suo segreto è la pazienza.
(R. W. Emerson)
La Pazienza è un altro dei 7 Pilastri della Mindfulness.
Essere pazienti significa comprendere e accettare che tutto ciò che accede segue un naturale percorso evolutivo, pensiamo alla frutta che non può essere colta e mangiata fino a quando il naturale processo di maturazione non sia giunto a termine, potenzialmente il frutto potrebbe essere sia colto, sia mangiato prematuramente, ma ciò andrebbe ad inficiare la qualità, ma soprattutto il gusto del prodotto.
In riferimento alla Pratica Meditativa la pazienza si coltiva verso il corpo e la mente. Ad esempio mentre stiamo facendo una pratica di Consapevolezza dovremmo vivere l’esperienza rammentando di non rimproverarci: “perchè la mente giudica, “perchè siamo preoccupati/nervosi”, “perchè non riusciamo a calmare lo stress”. Dovremmo concederci di vivere la nostra esperienza, perchè rappresenta semplicemente il nostro qui ed ora, ciò che accade in questo momento. Durante la pratica meditativa la mente spesso vaga, nei ricordi, nei pensieri, nei progetti futuri, come dice Kabat-Zinn: “Durante gran parte della nostra pratica, i pensieri sopraffanno la percezione del momento presente. La pazienza è particolarmente preziosa quando la mente è agitata. Ci aiuta, nello stesso tempo, ad accettare questa tendenza della mente al vagabondaggio e a ricordarci di non lasciarci travolgere nei suoi viaggi.”
Per praticare la Pazienza è utile sapere che non siamo obbligati a colmare la nostra vita di pensieri e azioni, per renderla migliore. Essere pazienti vuol dire essere aperti a tutto quello che accade momento dopo momento senza giudicare e con accettazione.
Corrado Pensa dice:“L’esperienza diretta non è facile da praticare. L’esperienza diretta può accadere solo momento per momento. Lo sappiamo e insieme non lo sappiamo. Non appena abbandoniamo il momento presente, ci ritroviamo nel mondo del pensare, così spesso carico di giudizi e reattività. Non ci resta che ritornare più e più volte, con generosa pazienza, alla realtà del presente.”
Ma come praticare la pazienza oltre che nella pratica meditativa anche nella vita quotidiana? Vi porto la mia esperienza, ieri mattina ero in ospedale per un esame clinico, l’attesa, la gente, il personale innervosito dalle richieste a volte bizzarre dei pazienti, i pazienti innervositi dalla burocrazia, i disservizi, ed io con un accenno di preoccupazione che mi accompagna ogni volta che mi trovo a ripetere quell’esame, insomma la situazione ideale per mandare al diavolo pazienza e affini e per decidere di voler occupare per forza l’attesa, così da non pensare, sperando di mettere a tacere quella vocina maligna che ti interroga chiedendoti “e se trovano qualcosa che non va?”, invece ho pensato che quello sarebbe stato il banco di prova ideale per coltivare la pazienza, ho lasciato il cellulare in borsa e ho provato a stare con quello che c’era momento dopo momento, ho localizzato l’irritazione, io la sento nelle mandibole e nel mio modo di respirare che si fa più profondo, ho percepito il forte desiderio di lamentarmi , ho guardato passare il pensiero “perchè non ti sei rivolta ad una struttura privata?”, ho portato il respiro proprio dove sentivo nascere la preoccupazione, esattamente nella pancia, ho iniziato a respirare consapevolmente, ho messo una mano sulla pancia e inspirando gonfiavo l’addome, espirando sgonfiavo l’addome, mentre la mia mano veniva cullata dal respiro ho sentito la tensione sciogliersi e l’infermiera mi ha chiamata. Grazie alla pazienza ho superato indenne la mattinata.
Bibliografia:
J.Kabat-Zinn (2012). Vivere Momento per Momento. Milano, TEA.
C. Pensa (2002). “Intelligenza spirituale”, Roma, Ubaldini.