L’Assertività

Un no pronunciato con convinzione è molto migliore di un sì pronunciato unicamente per compiacere o, ancora peggio, per evitare problemi”.

M. Gandhi

Perchè non riusciamo a guardare negli occhi una persona mentre stiamo comunicando con lei? Perchè non riusciamo a dire di no? Perchè in mezzo ad un gruppo di persone rimaniamo in disparte pensando di non avere nulla di interessante da condividere? Perchè la nostra assertività langue.

Ma cosa significa essere assertivi? L’assertività è una competenza sociale che permette di raggiungere meglio l’intento comunicativo. Immaginiamo il processo comunicativo come un continuum: ad un polo troviamo lo stile comunicativo passivo, al polo opposto quello aggressivo ed in medio stat virtus lo stile assertivo.

Essere assertivi significa essere in grado di esprimere, comunicare i propri pensieri, opinioni, sentimenti, emozioni, sensazioni, bisogni, senza prevaricare e/o violare la dignità del nostro interlocutore e analizzare le proprie comunicazioni prendendosene la responsabilità.

La comunicazione è composta da elementi verbali e non verbali, un elemento estremamente importante della comunicazione non verbale è il contatto oculare, un cattivo o assente contatto oculare comunica: distrazione, disinteresse, timidezza, noia, sottomissione, opposizione, sfida, rifiuto, pena, falsità, etc.. Questi elementi generano nell’interlocutore un senso di frustrazione. Il contatto oculare è l’unità minima nella comunicazione umana, un cattivo contatto oculare è tipico dello stile comunicativo passivo, un contatto oculare fisso, di sfida e penetrante è tipico dello stile comunicativo aggressivo, un contatto oculare diretto e costante permette invece una buona comunicazione, è quindi tipico di uno stile assertivo. Quando si comunica si deve far attenzione a non abbassare o spostare lo sguardo dal nostro interlocutore. Il lavoro sul contatto oculare è il primo esercizio che si fa nei training sull’assertività. Leggi tutto “L’Assertività”

Il “Non Cercare Risultati”

è proprio quando non hai aspettative che la vita ti regala le gioie migliori”

Il Non Cercare Risultati è un altro dei 7 Pilastri della Mindfulness.

Meditare è essenzialmente non fare.

La maggior parte delle nostre azioni sono finalizzate ad ottenere un determinato risultato (ed è giusto sia così), questo per la Mindfulness è invece un ostacolo. L’unica finalità della pratica meditativa è quella di essere se stessi, potrà apparire bizzarro, ma in realtà già siamo noi stessi, ma si tratta di un modo differente di essere se stessi, senza ricerca di risultati, solo il semplice “essere noi”, accettandoci, durante “la nostra pratica”, così come siamo con tutto quello che incontriamo, momento dopo momento.

Approcciarsi alla meditazione con uno scopo“ora smetto di pensare/di soffrire/ora mi rilasso..” indica chiaramente che siamo diversi che come dovremmo essere, quindi non siamo adeguati: “Se fossi più rilassata, o più intelligente, o più impegnata, o più questo o più quello, se il mio cuore fosse più sano, se il ginocchio non mi facesse male, allora sarei ok. Così come sono ora, non vado bene.” (Kabat-Zinn) Leggi tutto “Il “Non Cercare Risultati””

La Fiducia

“Se io ho perso la fiducia in me stesso, ho l’universo contro di me”.

(Ralph Waldo Emerson)

La Fiducia è uno dei 7 Pilastri della Mindfulness.

Incrementare la fiducia nelle proprie competenze e nelle sensazioni del corpo è fondamentale nella pratica meditativa. Affidarsi al proprio intuito e alle proprie capacità, sebbene comunque passibili di errore, è preferibile all’affidarsi esclusivamente ad un “condottiero” al di fuori di noi. Il nostro corpo attraverso i 5 sensi incontra la realtà prima della nostra mente, quindi se una sensazione ci mette in allarme dicendoci che quella cosa non fa per noi, perchè non accettare e dare credito alla nostra sensazione piuttosto che affidarci ai dettami di chi la pensa diversamente? Leggi tutto “La Fiducia”

La Felicità

Non è vero che la felicità significhi una vita senza problemi, la vita felice viene dal superamento dei problemi, dal risolvere le difficoltà. Bisogna affrontare le sfide, fare del proprio meglio. Si raggiunge la felicità quando ci si rende conto di riuscire a controllare le sfide poste dal fato, ci si sente persi se aumentano le comodità”.

(Zygmunt Bauman)

Oggi si celebra la giornata internazionale della felicità, istituita dall’ONU nel 2012, perchè la felicità è un obiettivo che dovrebbero raggiungere tutte le nazioni.

Ma cosa è la felicità? Se ne discute da secoli, filosofi, psicologi, neuroscienziati, genetisti, biochimici cercano di carpirne il segreto, le origini e di trovarne il substrato biologico.

La felicità è un’emozione preziosa, fugace. È una condizione di intenso benessere, in assenza di insoddisfazione e permeata da un forte senso di piacere.

Secondo M. Seligman, pioniere degli studi sull’ottimismo e padre della psicologia positiva, il 60% della felicità dipende dal nostro patrimonio genetico e dall’ambiente, ma il restante 40% dipende da noi. Leggi tutto “La Felicità”

La Gelosia

Come geloso, io soffro quattro volte: perchè sono geloso, perchè mi rimprovero d’esserlo, perchè temo che la mia gelosia finisca con il ferire l’altro, perchè mi lascio soggiogare da una banalità: soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri.”

R. Barthes

La gelosia è uno stato emotivo causato dalla paura, reale o irreale, di perdere chi si ama, nel momento in cui l’amato interagisce con terze persone. Spesso si parla di gelosia riferendosi ai rapporti di coppia, ma questo stato emotivo può caratterizzare diversi tipi di relazioni affettive, come quelle amicali e familiari. Esiste anche una forma di gelosia nei confronti degli oggetti, definibile gelosia materiale, tipica e fisiologica nei bambini molto piccoli, ma presente anche in altre fasce di età, che prevede una brama di esclusività nei confronti di ciò che si possiede.

Nelle relazioni sentimentali la gelosia può trovare facilmente un terreno fertile. Ma quando è sana e quando diventa patologica? La gelosia sana è che quella che si prova davanti ad una minaccia reale alla propria relazione affettiva e che si traduce in sensazioni, emozioni, pensieri e comportamenti accettabili. Pensiamo ad una relazione sentimentale nata da poco in cui uno dei due partner continua a frequentare ancora l’ex compagno/a, o a quando si sente o vede il proprio partner fare un “complimento di troppo”o avere atteggiamenti intimi con un’altra/o. È naturale provare fastidio in simili situazioni, ed è naturale anzi auspicabile che il fastidio venga esternato e sia fonte di dialogo e confronto all’interno della coppia. Leggi tutto “La Gelosia”

Il Lutto

Il dolore ti rovescia lo stomaco, ti toglie il respiro, riduce l’apporto di sangue al cervello; il lutto sospinge in una direzione nuova.”

J. Barnes

Il lutto è un’esperienza che ognuno di noi si trova ad affrontare molteplici volte durante la propria vita. Il lutto è una perdita. Trovo molto corretta ed esaustiva la definizione che ne da Galimberti: “il lutto è lo stato psicologico conseguente alla perdita di un oggetto significativo, che ha fatto parte integrante dell’esistenza. La perdita può essere di un oggetto esterno, come la morte di una persona, la separazione geografica, l’abbandono di un luogo, o interno, come il chiudersi di una prospettiva, la perdita della propria immagine sociale, un fallimento personale e simili.”

Nella maggior parte dei casi abbiamo tutte le risorse per affrontare e superare il lutto, ma può accadere che si incontrino delle difficoltà e che il lutto si complichi, in questi casi può succedere di far ricorso a meccanismi che si ritiene siano di aiuto, in quanto ci tutelano apparentemente dalla sofferenza, ma in realtà sono solo fughe/evitamenti dall’accettazione del fisiologico dolore e che a lungo andare portano ad un incremento della sofferenza stessa.

Il lutto è un processo caratterizzato da diverse fasi che ci porta “ad attraversare il dolore” e “lasciar andare l’oggetto perduto”, per poter nel tempo ripristinare l’equilibrio che è stato alterato a causa della perdita.

Per superare il dolore associato ad una perdita bisogna accoglierlo e accettarlo, nessun lutto può guarire senza accettazione, un lutto non accettato diventa un lutto patologico o complicato, come lo definisce il Manuale diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5, APA 2013).

Leggi tutto “Il Lutto”

La Mente del Principiante

Il vero segreto dell’ apprendimento è avere sempre una mente da principiante perché nella mente di un principiante ci sono molte possibilità, nella mente di un esperto, poche.”

Shunryu Suzuki

La Mente del Principiante è un altro dei 7 Pilastri della Mindfulness.

Molto spesso i nostri pensieri e i nostri apprendimenti non ci permettono di incontrare la realtà per quello che è veramente. Diamo per scontato ciò che viviamo abitualmente e come dice Kabat-Zinn “perdiamo di vista la straordinarietà dell’ordinario”. Per poter cogliere realmente la straordinarietà del momento presente va coltivata la mente del principiante, cioè una mente che volge lo sguardo agli accadimenti come se fosse la prima volta che li incontra. Nella Pratica Meditativa questa attitudine mentale è molto importante, ogni Pratica di Consapevolezza va incontrata come se fosse la prima volta, ogni Meditazione anche se ha sempre lo stesso oggetto di ancoraggio (ad esempio il respiro) sarà diversa, poiché ogni momento è unico ed irripetibile. Leggi tutto “La Mente del Principiante”

La Pazienza


Segui il ritmo della natura: il suo segreto è la pazienza.

(R. W. Emerson)

La Pazienza è un altro dei 7 Pilastri della Mindfulness.

Essere pazienti significa comprendere e accettare che tutto ciò che accede segue un naturale percorso evolutivo, pensiamo alla frutta che non può essere colta e mangiata fino a quando il naturale processo di maturazione non sia giunto a termine, potenzialmente il frutto potrebbe essere sia colto, sia mangiato prematuramente, ma ciò andrebbe ad inficiare la qualità, ma soprattutto il gusto del prodotto.

In riferimento alla Pratica Meditativa la pazienza si coltiva verso il corpo e la mente. Ad esempio mentre stiamo facendo una pratica di Consapevolezza dovremmo vivere l’esperienza rammentando di non rimproverarci: “perchè la mente giudica, “perchè siamo preoccupati/nervosi”, “perchè non riusciamo a calmare lo stress”. Dovremmo concederci di vivere la nostra esperienza, perchè rappresenta semplicemente il nostro qui ed ora, ciò che accade in questo momento. Durante la pratica meditativa la mente spesso vaga, nei ricordi, nei pensieri, nei progetti futuri, come dice Kabat-Zinn: “Durante gran parte della nostra pratica, i pensieri sopraffanno la percezione del momento presente. La pazienza è particolarmente preziosa quando la mente è agitata. Ci aiuta, nello stesso tempo, ad accettare questa tendenza della mente al vagabondaggio e a ricordarci di non lasciarci travolgere nei suoi viaggi.” Leggi tutto “La Pazienza”

Il Non Giudizio

Il Non Giudizio è uno dei 7 Pilastri della Mindfulness.

Per coltivare la Consapevolezza un’attitudine importante è quella del “non giudizio”. Come dice Kabat-Zinn dobbiamo imparare ad essere testimoni imparziali della nostra esperienza. Per forma mentis siamo abituati a giudicare tutto ciò che accade, sia le esperienze esterne, sia quelle interne (sensazioni, emozioni, pensieri). Bisogna imparare a distaccarsi da tutto questo, ad eliminare i giudizi che applichiamo ai contenuti delle nostre esperienze. Buono, cattivo, neutro, mi piace, non mi piace, mi è indifferente sono alcuni dei giudizi che quotidianamente usiamo. Leggi tutto “Il Non Giudizio”