“Il cibo per me era come una droga”, questa è la frase che spesso ho sentito dire da quando mi occupo di Disturbi Alimentari. Sono moltissime le persone che lottano tutti i giorni contro la loro dipendenza da cibo. Purtroppo la precedente affermazione non è un semplice modo di dire, il cibo, proprio come le sostanze stupefacenti, gli psicofarmaci, l’alcool e il fumo, può dare dipendenza.
Oggi molti articoli scientifici parlano di “addiction”, un termine anglosassone che sta ad indicare “la dipendenza”. Quella da cibo caratterizza molti pazienti affetti da obesità.
Tutte le dipendenze sono caratterizzate dal “craving”, un desiderio crescente nei confronti della sostanza che procura piacere. Tutte le sostanze di abuso hanno in comune il rilascio a livello cerebrale di dopamina, un neurotrasmettitore che “fa sentire bene”. Una volta sperimentato il piacere, dopo aver assunto una certa sostanza, nel caso specifico il cibo, si crea un meccanismo di rinforzo, determinato proprio dal piacere, quindi sarà molto probabile che il comportamento venga reiterato, alfine di provarlo nuovamente. Questo meccanismo spiega perché spesso una persona nonostante si senta sazia continui ad introdurre quei cibi particolarmente gustosi ad alto contenuto calorico (ricchi di zuccheri e grassi): la ricerca di nuovo piacere supera il senso di pienezza. Nel tempo si va poi incontro “al meccanismo della tolleranza” nei confronti del cibo, quindi si mangia sempre di più, ma ci si sente sempre meno soddisfatti, cadendo vittime di un circolo vizioso estremamente complesso da interrompere
Negli ultimi anni le neuroscienze si sono inte
ressate ai meccanismi cerebrali sottostanti le principali addictions.
Le aree cerebrali che giocano un ruolo fondamentale nelle dipendenze sono l’insula ed il nucleo accumbens.
L’insula, una porzione della corteccia cerebrale coinvolta in alcuni processi legati all’emotività, è anche un’area legata a quelle sensazioni che portano a sperimentare un desiderio irrefrenabile di una sostanza. Il nucleo accumbens gioca un ruolo fondamentale nei processi che portano al piacere avendo uno stretto legame con la dopamina, quindi sembra essere fortemente coinvolto nella dipendenza e nell’abuso di sostanze.
Una pubblicità progresso di molti anni fa
recitava “la droga ti spegne il cervello”. Alla luce di quanto detto, un elementare sillogismo potrebbe portarci a concludere che l’eccesso di cibo, nelle persone che hanno sviluppato una dipendenza nei confronti di esso, spenga il cervello, la scienza purtroppo ce lo conferma con tutti i recenti studi su i processi infiammatori a carico delle strutture dei cerebrali dei soggetti obesi, processi il più delle volte fortemente limitanti le funzioni cognitive.
Ci si può disintossicare dal cibo? La risposta è SI
, cambiando con impegno e consapevolezza radicalmente il proprio stile di vita e diventando protagonisti del proprio percorso cura.
S. Morein-Zamir, TW. Robbins (2014). Fronto-striatal circuits in response-inhobion: relevance to addiction. Brain Res. Sep,16
P.J. Rogers (2016). Food and drugs addiction: Similarities and Differences. Pharmacology, Biochemistry and Behavior
G. Serpelloni, F. Bricolo, M. Gomma (2010). Elementi di Neuroscienze e Dipendenze